Leggere Lolita a Teheran by Azar Nafisi

Leggere Lolita a Teheran by Azar Nafisi

autore:Azar Nafisi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788845918810
editore: Adelphi
pubblicato: 2004-05-06T22:00:00+00:00


6

Il mio nuovo status di persona inesistente non era spiacevole, e mi ci cullai a lungo. Nel frattempo, quasi senza rendermene conto, passavo in rassegna le mie poche alternative. Dovevo cedere? Dovevo far finta di obbedire, e prendermi gioco del regime in gran segreto? Oppure dovevo lasciare il paese, come avevano già fatto molti miei amici? Dovevo forse ritirarmi in silenzio, come alcuni miei importanti colleghi? C'era qualche altra possibilità?

Finii per aggregarmi a un piccolo gruppo di appassionati che si riuniva per leggere e studiare i classici della letteratura persiana. Una volta alla settimana, la domenica sera, ci trovavamo in casa di uno di noi e per ore e ore studiavamo un testo dopo l'altro. Quel rito si ripetè per anni, anche a lume di candela, se c'era l'oscuramento, ogni volta in una casa diversa, a rotazione. Anche quando le divergenze politiche e caratteriali tendevano ad allontanarci, la magia dei testi ci univa. Come cospiratori ci sedevamo intorno al tavolo della sala da pranzo e leggevamo la prosa e i versi di Rumi, Hafiz, Sa'di, Khayyam, Nizami, Firdusi, Attar, Beyhaghi.

Leggevamo a turno, a voce alta, e le parole sembravano salire in alto per poi ricadere su di noi come rugiada. Ascoltare quella lingua perfetta era una gioia quasi fisica, cui ci abbandonavamo increduli. Continuavo a domandarmi: quando l'abbiamo perduta, questa capacità di dare estro e luce alla vita con la poesia? In quale preciso momento è andata smarrita? Ciò che avevamo adesso, quella retorica melensa, quelle iperboli putride e ingannevoli, era come un'acqua di colonia da quattro soldi.

Mi tornò in mente una storia che avevo sentito e risentito più volte sulla conquista araba della Persia, l'evento che aveva portato all'introduzione dell'Islam in Iran. Si diceva che gli arabi avessero sconfitto l'Iran perché erano stati gli stessi persiani, forse stanchi della tirannia, a tradire il proprio re e a spalancare le porte ai nemici. Dopo l'invasione, però, quando avevano visto i libri al rogo, i luoghi di culto distrutti e la loro lingua rimpiazzata dall'arabo, i persiani si erano vendicati ricreando grazie al mito e alla lingua quel passato dato alle fiamme e saccheggiato. Firdusi aveva riscritto i miti dei re e degli eroi persiani in una lingua pura, sacra. Mio padre, che quando ero piccola mi leggeva Firdusi e Rumi, diceva che la nostra vera casa, la nostra vera storia, era la poesia. Quelle parole mi tornarono in mente, perché in un certo senso stava succedendo di nuovo. Stavolta però gli invasori venivano da dentro, ed erano insorti in nome di quel passato che adesso falsificavano e manipolavano fino all'ultimo frammento, togliendoci anche Firdusi e Hafiz.

Insieme a quel gruppo realizzai diversi progetti. Recuperai parte del materiale dalla mia tesi su Mike Gold e gli scrittori proletari americani degli anni Trenta e scrissi il mio primo articolo in persiano antico. Convinsi un amico a tradurre un volumetto di Richard Wright, Fame americana, per il quale scrissi l'introduzione. Parlava dell'esperienza di Wright con il comunismo, del processo e degli attacchi che aveva dovuto subire prima della rottura definitiva con il Partito.



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